martedì 30 agosto 2011

Il Meta-Concorso Energheia (parte1)

Salve a tutti,
                     com'avrete notato dall'ultimo post è passato del tempo.
Pigrizia? Ferie di Agosto? Rapimento alieno?
Nessuna delle tre ipotesi:
Sono pigro, lo confesso, ma a fermarmi sono stati impedimenti di natura tecnico organizzativa, poiché il computer dove lavoro e archivio le immagini è in ben altro luogo rispetto all'ufficietto dove lavoro in associazione. Perciò devo dedicare almeno un giorno a settimana al blog, soprattutto se devo postare qualcosa di mio. E se questo giorno a settimana è arrivato tardi non è certo a causa delle ferie (che non ho idea di cosa siano), ma per impegni di natura personale, per cui non sto a tediarvi. Infine, per quel che ne so, i rapimenti alieni o abduction avvengono quasi sempre di notte, quando il soggetto dorme, e date le loro tecnologie, un rapimento non ha grosse influenze sul tempo trascorso, almeno per ciò che riguarda la nostra percezione del tempo. Pertanto se fossi stato rapito non sarebbe durato più di qualche secondo, e con il sonno che c'ho, non me ne sarei certamente accorto.

L'altro giorno mi è giunta una comunicazione dall'Associazione Culturale Energheia, inviata in relazione alla partecipazione del sottoscritto alla 17° edizione del concorso letterario, sezione fumetto, che in una parte recitava così:

<< Nel ringraziarLa per la partecipazione, colgo l’occasione per invitarLa alla Cerimonia di premiazione che si terrà sabato 17 settembre p.v. a Matera alle 20.00 nel Giardino del Museo “D. Ridola”, nel corso della quale [...]
 sarà presentata la raccolta dei fumetti finalisti l'edizione 2011, tra i quali il suo.>>

Il fumetto finalista s'intitola: Il venditore d'Enciclopedie scritto da francesco Sciannarella e fumettato da me. Dico fumettato poiché rispetto alla sceneggiatura originale il mio intervento è stato spesso radicale, nell'impaginazione in particolare oltre che nella scelta delle inquadrature o addirittura modificando parti di dialogo.




Come noterete, spesso alcune vignette "escono fuori" dalla pagina e la griglia d'impaginazione è decisamente libera; mi sono ispirato alla narrazione in stile manga, dove l'autore frammenta e scompone l'azione in tanti piccole frazioni di attimo, per poi allargare nelle scene più concitate. Di questo sistema d'impaginazione mi piace molto il concetto che secondo me esprimono le vignette che superano il margine e vanno fino alla fine della pagina. Sembra quasi che esse vadano oltre il confine della pagina arrivando o andando ben oltre la storia, cercando quasi di portare al di fuori del foglio il momento raccontato. Un modo per espandere lo spazio ed il tempo della narrazione, altrimenti piatta perché bidimensionale e circoscritta al margine della vignetta standard.




Come forse qualcuno avrà riconosciuto, quello sullo sfondo è il quartiere noto a noi materani col nome di "San Giacomo", dove ogni sabato si tiene il mercato con gli ambulanti. Si tratta di un grande rione, fino a 20 anni fa periferico, composto  per la maggior parte da palazzoni alti e popolosi costruiti dall'ATER, e nei quali appartamenti spesso accadono vicende singolari. E sulla base di alcune di quelle vicende singolari, a me riferiti da alcuni abitanti, ho deciso di renderlo co protagonista della storia studiandolo, fotografandolo e disegnandolo, perché designato come luogo ideale. Per questa ragione la storia l'ho praticamente metabolizzata sino a renderla mia ed a modificarla come meglio credevo.
E poi c'è il colore! E credo d'aver dato il meglio di me con questa tecnica, usando un segno semplice (a penna BIC) e gli acquerelli, alle volte coadiuvati dai fantistici Turbo Giotto, che si liquefano con il pennello imbevuto d'acqua meglio dei pastelli acquerellabili.


Ora che siete giunti a questo punto, ed un po di curiosità vi è cresciuta dentro, ed avete letto ben 7 TAVOLE su 10, scatta il concorso nel concorso:
Cosa succederà nelle prossime tre TAVOLE?
Come si è classificata la storia "Il Venditore d'Enciclopedie" tra i finalisti della 17° edizione del Premio Energheia?
Rispondete alle domande, o meglio "commentate" questo post con le vostre risposte, ed a tal proposito invito i "lettori silenziosi" a diventare fissi ed a postare commenti.

Alla prossima
Da.B.

giovedì 4 agosto 2011

dab.itudine leggo... Superman TERRA UNO

Salve a tutti,
                   oggi non faccio il "pavone", nel senso che non parlo di me e dei miei lavori, ma di ciò che ho letto di recente, inaugurando se volete un filone "consigli per la lettura". Non amo dare consigli gratis, mi viene però spontaneo proporre anche ad altri ciò che a me è piaciuto, augurandogli di vivere le stesse sensazioni piacevoli provate durante la fruizione.


Ecco a voi l'Ultimissimo figlio di Kripton...
Superman Terra Uno,
di J. Michael Straczynski e Shane Davis,
volume 1, ed. italiana  della Planeta deAgostini.

"...e chi non lo conosce, quel trombone di..." (diceva un saggio e triste comico d'altri tempi).
Potreste effettivamente rispondermi così, dato che ormai sono settant'anni che il suo manto scarlatto gironzola dalle pagine dei fumetti attraverso tutti i media. Quindi perché parlare ancora di lui?
Le ragioni sono diverse:
Superman, comparso nel giugno del 1938, su Action Comics, per opera di Siegel e Shuster, è stato il primo. Il primo "super" eroe dei fumetti, il capostipite, quello che ha indicato la strada a generazioni di personaggi, e ad autori, al punto tale che i comics in america, se non fosse stato per Schulz, e qualc'un altro che pubblicava ancora sui giornali, o per l'underground, si sarebbero potuti chiamare "supereroics". Da lui in poi i super eroi sono diventati migliaia, al punto tale da diventare il genere narrativo principale del fumetto americano. Di eroi mascherati e di eroi forzuti ce n'erano già parecchi, per non parlare di avventurieri spaziali o di alieni , oppure di personaggi dalla doppia vita, eccetera, ma il primo "super" è stato lui e nessun'altro (almeno finché le ricerche non mi smentiranno). Quindi per certi versi lui può essere ancora il primo indicandoci una strada. Chi di voi non ha visto neanche una puntata di "SMALVILLE"? Impossibile, chiunque è inciampato almeno una volta nel "... somebody save meee..." che lo contraddistingue(va, perché forse in america la serie è finita), osservando il riuscito miscuglio tra sit-com ed avventura, action movie e telenovelas che il cast di protagonisti mantiene per circa una decina di serie. Se alle volte risentiva troppo delle meccaniche televisive, bisogna dire che lo spirito del fumetto c'è tutto e che il cast (tranne che per Lois che me l'aspettavo diversa) è azzeccatissimo. Poi ai comuni comprimari hanno anche aggiunto personaggi nuovi, come Cloe, assente nella continuity del fumetto, dimostrando ciò che penso da un pò: possibile che la vita di un uomo che vive in una metropoli e nella redazione di un giornale, sia fatta di scarse 5 persone? Capisco la diffidenza verso il prossimo tipica della grande città, ma nella vita reale si incontrano persone diverse nella misera Matera, figuriamo a Metropolis. Comunque, tornado alla serie TV, la rinfrescata data al personaggio è passata anche nel fumetto, ridando nuovo tono al mito dell'eroe, dimostrando che come il settantenne sa essere ancora energico ed appasionante.
Sin da piccolo (e io sono dell'82) ho subìto l'immensa fascinazione che l'indossare un mantello e volare sui tetti di una Metropoli(s) può esercitare sull'immaginazione di un ragazzino che guardava gli allora all'avanguardia film di Richard Donner; contesto invece volentieri la mutanda sopra i pantaloni, anche se so che sono state ispirate dai costumi degli allora ginnasti del circo (parliamo di anni20/30, per tener su una tutina semi attillata bisognava indossare delle mutande con la cinta, capaci di contenere l' "esubero" sul cavallo). Perciò Superman ha sempre un posto riservato fra i miei eroi preferiti, e credo che molti coetanei pensino lo stesso. Poi Superman è uno dei pochi che ha iniziato a vivere anche fuori dall'immaginario collettivo dei lettori di fumetti, diventando una metafora per chiunque, quindi trovo interessante vedere come il "Gesù americano" (e lo dico senza blasfemia) si rinnova dopo i dieci anni passati  dall'11 settembre.

 Ora che le ragioni sono state sviscerate, passiamo ad analizzare brevemente il fumetto, senza spoilerare (...ma come mai il verbo "anticipare" è passato di moda?).
Una delle caratteristiche del fumetto supereroico è la legge dell' "eterno ritorno" (Wow quanta filosofia in questi fumetti, chi l'avrebbe...) e cioè la ciclica rinarrazione delle origini o di alcuni passaggi fondamentali della sua vita di carta. Tale, da me impropriamente detta legge, è stata inventata dalle logiche del mercato, cioè quando un fumetto non vende più tanto lo si azzera, facendolo poi ripartire daccapo aggiornato, rimodernato, più consone alle mode del momento. Decisamente diversa dal meccanismo narrativo del "What if" (letteralmente: "e se"), molto più interessante perchè tende a cambiare le caratteristiche principali, scambiandole ed invertendole. Un What if molto bello è quello scritto da Marc Millar, "Superman Red Son" che parte dal presupposto: "e se Superman fosse caduto in Ucraina anziché nel Kansas, ed il regime russo lo avesse allevato secondo gli ideali del comunismo, anziché dei capitalistici Stati Uniti?" (un fumetto spettacolare!).
Se il primo sitema è spesso usato dalla Marvel, non ultimo l'universo Ultimates, ultimizzato ben due volte, nella DC ci sono stati tanti Superman alternativi da creare mille realtà parallele, che negli 80 decisero di riorganizzare attraverso la saga "CRISI delle TERRE INFINITE", che ha eliminato tutte le varianti, riportando l'ordine nella continuity. Detti meccanismi non sono ad uso esclusivo di una casa editrice piuttiosto che dell'altra, l'ultimo re-start DC alla Ultimates per intenderci, risale agli anni sempre 80, quando i cazzotti allo stomaco dei vari Moore e Miller, imposero una ripartenza attuale e coerente dei vari DC's. Batman ad esempio da quella ripartenza ne ha giovato tantissimo, riacquisendo quel tono dark/noir persosiche già Kane gli aveva conferito a suo tempo. Superman ripartì affidato a John Byrne, mantenedo però a stento la sua posizione di super, al punto che per renderlo interessante lo "uccisero" nei 90. Quando poi di recente la DC ha tirato fuori un'altra saga di Terre Infinite, ecco rinati i mille mondi paralleli. Ed approfittando di questa possibilità ecco il debutto di  Terra Uno, il luogo/mondo ideale, perché appena nato e quindi vergine di super presenze, ma che mantiene le caratteristiche del mondo contemporaneo.
Superman è di nuovo il primo, poiché anche il pipistrello è destinato ad un progetto "Terra Uno" e come lui, se tutto va bene, anche gli altri.
Procedendo per archi narrativi conclusivi, si riesce a leggere la storia con gusto, senza quell'effetto da fiato corto che la serie mensile impone. Finalmente i progetti si adeguano al mercato ed alle nuove abitudini dei lettori che preferiscono spendere un pò di più, ma vogliono godersi una bella storia senza riempirsi la vita di variant e cagate collezionistiche. Ed in questo elemento si evince l'intelligenza di Michael Straczynski che struttura una storia essenziale ed efficace che non trascura nulla, nessun aspetto della tradizione, e che riesce lo stesso a lasciare spazi "vuoti" su cui innestare sottotrame in futuro. Partiamo dal fatto che gli elementi del mito ci sono tutti, quello che cambia è il punto di vista e la psicologia del giovane kriptoniano, più oscuro e malinconico, rispetto alla bella faccia pulita da boy scout. Così come cambiano certe considerazioni sul suo ruolo e sul suo potere, per non parlare del costume e della maschera (ma questo lo dobbiamo a Tarantino, o meglio a Bill di KILL BILL 2). Finalmente è spiegato sin dal principio cosa spinse i genitori di Kal-El a spedirlo sulla terra, e cioè una guerra, ed è stato il frutto di un'arma nemica a provocare la catastrofe della distruzione di Kripton. Ma non è da qui che parte la storia. S'incomincia con Klark che gira per Metropolis in cerca di un lavoro che lo soddisfi, o piuttosto di una vita che lo rispecchi, poiché lui è ben consapevole dei suoi poteri, ma non completamente della sua natura aliena. C'è Marta Kent che dialoga al cellulare con lui e da buona madre incoraggia il figlio ad essere se stesso, anche se vuol dire dare sfogo alla sua natura sconosciuta; pa' Kent è assente, ma presente nei ricordi del figliolo adottivo. Cè il Planet, consapevole d'essere carta stampata in un mondo connesso dalla rete, Klark ci lascia un curriculum, ma  finché non decide che fare del suo immenso potere e quindi della sua vita, accantona senza remore la possibilità del giornalismo, tanto lui è Superman e non solo perché vola o spara raggi laser dagli occhi, ma perché è un essere superiore reso tale da questo pianeta e dal suo sole. Per questo quando giunge una minaccia, egli rompe gli indugi e decide, in quanto figlio (Son, una delle ragioni che ma' Kent da a quel simbolo che porta sul petto) di questo pianeta e decide di salvarlo. Superman è potente forte, veloce, ma non invincibile, perciò c'è chi lo aiuta, Lois Lane e Jimmy Olsen, due reporter spericolati che sono vicini a lui per catturare la notizia più gustosa: chi è quel tizio in rosso e blu che sta salvando il pianeta? In fine, sennò rischio di dire troppo, c'è l'esercito ed una sezione speciale, che ha trovato la navicella con cui il piccolo alieno è giunto sulla terra e che non lascia correre la cosa, sopratutto perché sembra proprio a causa di quella nave aliena che causa...
Basta così, buona lettura.


A presto
Da.B.

    venerdì 29 luglio 2011

    Un'occasione persa (per loro)

    Cari lettori,

                       oggi, con il pretesto di mostrarvi altre produzioni che ho nel cassetto, vi racconterò di un'occasione perduta, e non dal sottoscritto, ma da chi mi contattò a suo tempo per una collaborazione di tipo editoriale e non portò avanti il proprio impegno.
    Vorrei come prima cosa precisare che non c'è un tono di polemica in queste mie parole (e "Chi si offende è un fetente"), c'è semplicemente un riportare i fatti dal mio, senza dubbio parziale, punto di vista su ciò che è accaduto.
    Più di un anno fa, quando ancora non mi ero avventurato nella produzione de "la zita" entrai in contatto con un gruppo di ardimentosi politicanti, che subito dopo le elezioni comunali desiderava creare una piattaforma editoriale dove dare spazio alla riflessione, all'indagine ed anche allo svago. Una nuova testata MENSILE che si sarebbe unita alle altre cittadine, e che avrebbe ospitato, dopo il numero zero, tra le altre rubriche anche la striscia de "Il Monacello".
    L'idea di lavorare sul "folletto disturba sonni", mi frullava in testa già da un po e quale migliore occasione di un a striscia mensile?
    In effetti il numero uno uscì, ed il Monacello fece il suo esordio, però, come in parte prevedevo anzi avvertivo, non sono usciti altri numeri del mensile. La questione allora è, perché dichiarare di poter portare avanti una testata mensile, quando invece non se ne hanno le forze?
    Sarò troppo zelante, anzi sono senza dubbio un bacchettone da questo punto di vista, però credo che prendere un impegno prevede una fase di riflessione preventiva in cui si valuta se si è in grado di rispettare dato impegno. E lo dico sulla base del vissuto personale.
    Sin da quando ho fondato Strane Nuvole, ho il sogno ambizioso di mettere in piedi una "FanZine", una piccola rivista con il contributo di molti, amici, professionisti, esordienti e soprattutto dei ragazzi dell'associazione. Se fin ora questo progetto è rimasto un'idea, è dovuto al fatto che prendendo l'impegno e promettendo la pubblicazione ai ragazzi, mi dovrei sobbarcare oneri non indifferenti dal punto di vista degli sforzi fisici, mentali ed economici. Tale incarico mi preoccupa ed in parte mi spaventa perché svolgerli senza esperienza e sulla base della sola passione può essere deleterio. Molti si butterebbero nell'impresa senza pensarci troppo, ma credo fermamente che senza conoscere le proprie potenzialità forse è meglio non darsi troppa pena nell'organizzare cose che poi si lasciano affondare nell'oblio deludendo gli altri.

    Ed ora alcune precisazioni.
    L'episodio uno (quello di sinistra) è firmato da me + un certo... Sciannarella (questo nome l'ho già sentito!?), che contribuì con dei suggerimenti, ma l'idea ed il concept della storia è esclusivamente personale. Questa parte dal presupposto di rendere la vittima preferita del Monacello un uomo di mezz'età, benestante, con un lavoro di responsabilità, ma terribilmente pigro, indolente, vigliacco, avido eccetera, insistendo sui difetti. Escluso un politico, ormai inflazionato nella parte del cattivo, l'idea che mi venne in mente fu di usare un medico, inteso anche come un uomo di scienza e raziocinio che non riconosce nel Monacello la causa dei disagi notturni. In questa versione il dispettoso folletto è chiamato a svolgere il ruolo del giustiziere, o meglio del punitore, che osserva silenzioso le magagne del malcapitato e provvede disturbandone il sonno.
    E da qui il primo episodio.

    Il secondo episodio (quello di destra), anche se nato su sceneggiatura di Sciannarella, è stato da me rimaneggiato sino a renderlo un prodotto personale, perché poco corrispondente al mio soggetto ed alle esigenze dello spazio tiranno; ed infatti è firmato da me solo. Questo episodio è praticamente inedito, poiché fu consegnato in previsione d'essere pubblicato sul numero due del mensile, ma la pubblicazione si interruppe prima. Scopo di questo e degli episodi che sarebbero dovuti seguire, era quello di presentare il contesto famigliare del protagonista al negativo, il medico chirurgo Cosimo Damiano, infatti la vittima del monacello stavolta è la moglie del dottore, mentre nella prima vignetta compare il suo anziano padre.
    Un altro paio di annotazioni.
    La colorazione: il noto mensile, pubblicava a colori (ma pensa tu...) perciò mi presi la briga di sperimentare i toni di grigio, e potete notare come nel primo episodio i toni sono piuttosto piatti, perché sono fatti con una colorazione al computer. Per il secondo invece ho usato i Pantone di grigi diversi su carta ruvida così da dare diverse sfumature e rendere i disegni più morbidi; inoltre per dare un aspetto spettrale ed evanescente al Monacello, ho usato gli acquerelli.
    L'impaginazione: dato lo spazio risicatissimo del formato A4, considerando la spaziatura standard, ho sfruttato il lato più lungo del foglio e la striscia risulta in verticale; come nelle striscie umoristiche che i mangaka mettono in fondo ai volumi. In effetti l'ispirazione è nipponica e non nego che lavorare in verticale, anziché in orizzontale come viene spontaneo a noi occidentali, mi alletta ancora molto.

    Con questo è tutto
    a presto dal vostro
    Da.B.

    lunedì 25 luglio 2011

    Un'altra storia da concorso

    Cari lettori,

                      dato che oggi ho avuto il piacere d'incontrare uno di voi, che mi ha simpaticamente chiesto: "A quando il prossimo post?", eccovi subito accontentati.
    Quello che vi presento oggi è un lavoro vecchio, del 2009, fatto quando ancora non c'era Strane Nuvole, anzi ancor prima di tenere il mio primo corso di fumetto in Mediateca (sempre 2009), prima insomma di dare il via alla mia attività di divulgatore della cultura del fumetto, attraverso l'esperienza associativa già citata e che oggi si chiama Officine Ludike, ed ancor prima di prendere seriamente in considerazione una carriera da fumettista (haimè semi professionista, per ora).
    Tale storia partecipò al concorso bandito dall'associazione Nuvoloso, a cui confesso di essermi ispirato quando fondai con Peppe SN, e che ogni anno mantiene viva la tradizione del fumetto, con un concorso di fama nazionale. Il tema di quall'anno era "I soliti mostri", ed io presentai il mio MONSTER EVOLUTION, un omaggio al mito cinematografico di Frankenstein con una sottile polemica politica e di costume. Avevo solo tre pagine a disposizione, e dovetti concentrarmi solo sul povero "2 bulloni", però l'idea iniziale era quella di mandare anche gli altri mostri classici in terapia... Forse in futuro...
    Come potrete notare, nei disegni la vena pittorica si impone sul segno fumettistico, poi maturato ne "I la zit'...", ed anche la scansione ritmica della pagina risente di alcune incertezze. Siccome è una storia scritta e disegnata da solo, credo di essere stato in grado di accordare bene i due elementi, ma non ho avuto il riscontro dalla giuria (ho ricevuto il solo riconoscimento della publicazione sul catalogo), pertanto mi rimetto al vostro parere. Spero vi diverta.




    Grazie per l'attenzione
    Da.B.

    sabato 23 luglio 2011

    Nessuna fatica è davvero vana

    Cari lettori,
                        è con gran piacere scoprire di avere dei lettori, e mi auguro solo di riuscire ad aumentarne il numero e raggiungere anche gente che non mi conosce direttamente.

    Dopo questo mio auspicio passiamo a parlare di un argomento a me caro:
    il fumetto de "...la zit' " (ed il resto vattelo a pesca, che non lo ricordo neanche io).
    Circa un anno fa, di questo periodo, ero già piegato in due (proprio fisicamente data la postura tipica del disegnatore) per la realizzazione del fumetto suddetto. Detto lavoro realizzato in collaborazione con la compagnia teatrale "Sipario", è stato il mio vero esordio come disegnatore. Prima di dedicarmi al fumetto di tutta la compagnia però, per varare la collaborazione con Francesco Sciannarella (sceneggiatore), uno dei siparietti più illustri, avevamo realizzato "Uccidete il grillo parlante"; giunto primo alla 16° edizione del premio ENERGHEIA.
    Un impegno non da poco, se pensiamo che si tratta di un il volume in tre capitoli, di circa 65 tavole, esclusi intermezzi e copertina (vedi immagine), e che ho curato, assieme al grafico anche nella fase di editing. Credo che, senza vanità, il prodotto finito risulta professionale,
    ripagato, haimè non adeguatamente dal punto di vista economico, ma da diversi apprezzamenti, come quello dell'amica molfettese Angela Pansini.

    La recensione di Angela Pansini

    Una possibilità per testarmi, un occasione per scoprire nuove possibilità espressive, grazie all'impiego di una tecnica grafica diversa dal mio solito. Peccato che il progetto si sia fermato al solo contesto cittadino, e si sia affacciato ad un target di fruitori composto da menbri della estinta STRANE NUVOLE, ed agli estimatori della compagnia (spesso più interessati al DVD allegato che al fumetto).
    Pertanto posso solo concludere affermando convinto che...
    Nessuna fatica è davvero vana.
    Da.B.

    venerdì 15 luglio 2011

    Una storia da terzo posto

    Come ho in parte accennato su FB, la scorsa primavera, ho partecipato ad un concorso di fumetto, la "LISCAPAZ" con questa storia e mi sono, con immensa sorpresa, classificato terzo.

    La storia si muove sulla tematica del principio di Rettitudine, da cui il titolo, e del senso o meglio del valore che ne acquista rispetto alla vita ed alla tradizione.
    La dimensione storico/geografica volutamente indefinita, prende le mosse dalla mia passione per il Giappone antico, che per chi come me lo fruisce attraverso i fumetti, o meglio i manga, il cinema, l'animazione o attraverso la pratica delle arti marziali, diventa una dimensione mitologica.
    Però, dato che nei giorni in cui la disegnavo, la cronaca ci ha sconvolto tutti mostrandoci gli effetti dello spaventoso terremoto, la cruda realtà è entrata come una lama di katana, nella fabula della storia. Lascio a voi giudicare con che risultato.



    Grazie per l'attenzione al prossimo Post.
    Danilo Filippo
    Barbarinaldi
    alias
    Da.B.

    mercoledì 13 luglio 2011

    PROVE TECNICHE


    Provo un po a vedere come il sistema gestisce le immagini...

    P.S. Vi piace Bakuman?
    ...scrivetemi (adoro le mail lunghe)!